Descrizione
L’abbazia, gioiello di architettura medievale, sorge a 9 chilometri da Montalcino nella valle del torrente Starcia, un affluente del fiume Orcia, in prossimità del paese di Castelnuovo dell’Abate. Si tratta di uno dei più bei monumenti di stile romanico, con evidenti richiami ai modelli francesi e lombardi. Secondo un’antica leggenda l’abbazia fu fondata da Carlo Magno, che, ritornando da Roma insieme al suo seguito, nel transitare lungo il tracciato della Via Francigena, sostò nella Val di Starcia a causa del pericolo scatenato da un’epidemia di peste. Si racconta che l’imperatore fece voto affinché questo flagello cessasse e per la grazia ricevuta fondò l’abbazia di Sant’Antimo. Purtroppo, non è possibile ricostruire con precisione la storia dell’abbazia, poiché gran parte della documentazione ad essa relativa è andata perduta in un incendio. È possibile vedere i resti dell’originaria struttura di età carolingia nella zona absidale del tempio monumentale dove si scorge la piccola absidiola dell’antica pieve, oggi sagrestia, affrescata all’interno con scene della vita di san Benedetto (Giovanni D’Asciano, XIV sec.) e la piccola cripta, divisa in tre navate da quattro colonne con pulvino di porfido. L’attuale chiesa risale al 1118 circa, come attesta un’iscrizione incisa sull’altare maggiore. La costruzione della chiesa e del convento richiese un impegno costruttivo al di sopra delle possibilità economiche dei monaci benedettini e questo non consentì di ultimare né la facciata, né parte dei locali di servizio dei monaci. Il periodo di decadenza culminò nell’anno 1462, quando Papa Pio II soppresse l’abbazia e la incorporò nella Diocesi di Montalcino Una delle caratteristiche che contraddistinguono il tempio monumentale è il materiale con cui essa è costruita: la struttura è infatti completamente edificata in una roccia travertinosa con venature di alabastro, proveniente dalla vicina cava di Castelnuovo dell’Abate; questa pietra le conferisce un effetto di lucentezza sempre diverso a seconda delle variazioni cromatiche del cielo e della campagna circostante.
La facciata è caratterizzata dal coronamento ad archetti pensili e presenta i segni di quattro grandi arcate cieche. Al centro il prezioso portale del IX secolo, in forme romaniche arricchite da raffinati rilievi, dà accesso alla chiesa. Nell’architrave si legge, in un’iscrizione in esametri latini, il nome di uno dei monaci probabilmente in qualche modo responsabili della costruzione del tempio (Azzo o Azzone). In alto si notano una monofora ed una bifora. Sul fianco sinistro della chiesa si trova un piccolo portale che presenta, sugli stipiti e sull’architrave, decori con intrecciature geometriche di diverso tipo riferibili allo stile italo-bizantino del IX secolo. In fondo si eleva il possente campanile di stile romanico lombardo con monofore, bifore ed archetti pensili; nel lato orientale dello stesso campanile si possono ammirare alcune sculture in bassorilievo incastonate nel paramento murario, tra cui un toro alato con testa femminile ed una Madonna con Bambino contornata dai simboli dei quattro evangelisti. L’abside semicircolare è suddivisa in tre cappelle radiali ed è, nella parte inferiore, la prosecuzione delle navate laterali; la parte superiore, più arretrata, è invece decorata nel suo culmine da una bifora, elemento che ricorre in facciata e nell’ordine più alto del campanile. Bellissimi gli ornamenti decorativi presenti nelle mensole del sotto gronda delle absidiole. A sinistra dell’abside, vediamo il bel portale del IX secolo, detto dei Battezzanti; con stipiti e architravi finemente lavorati con decorazioni di animali, vegetali e disegni geometrici, esso si affaccia nell’antico chiostro dell’abbazia, oggi non più accessibile.
L’interno della chiesa è a tre navate divise da alte colonne alternate a pilastri cruciformi; su arcate a tutto sesto poggiano i matronei. Splendidi i capitelli, decorati con elementi geometrici, fitomorfici e teromorfici; come spesso avviene nelle chiese romaniche essi sono l’uno diverso dall’altro. Particolarmente pregevole il secondo capitello sulla destra, l’unico narrativo, raffigurante Daniele nella fossa dei leoni; esso è anche l’unico riferibile ad un artista ben preciso, il Maestro di Cabesthany. Sulla navata destra è appoggiata una statua lignea di scuola umbra raffigurante la Madonna con Bambino nell’iconografia della Sedes Sapientiae (1260 circa). La navata centrale ha una copertura a capriate lignee, mentre quelle laterali e il deambulatorio, il corridoio che corre dietro l’abside seguendone il perimetro, hanno volte a crociera. Sull’altar maggiore un bellissimo Crocifisso ligneo policromo del XIII secolo di autore ignoto. Sotto l’altare una piccolissima cripta rettangolare con lapide sepolcrale romana e una lunetta affrescata con Cristo che risorge dal sepolcro di scuola senese del Cinquecento. Sulla navata di sinistra, in corrispondenza della sagrestia sulla navata destra, troviamo una piccola cappella con copertura conica a gradoni, ricavata nella base del campanile
Modalità d'accesso
accessibile
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 24 luglio 2024, 10:21